«Modista della Regina» era il tono di sufficienza con cui Rose Bertin, una plebea venuta da un paesino, si rivolgeva alle dame. Le riceveva senza smettere di darsi da fare in un spazioso salone fastosamente arredato, dove le visitatrici si affollavano, ansiose di vestirsi come Maria Antonietta. I prezzi erano molto alti, ma, bisognava ammetterlo, nessuno sapeva sistemare con tanta abilità le immense gonne, i panier larghi anche tre metri, ornati di fiocchi, mazzolini di fiori, nuvole di garza, ghirlande, perle e pietre preziose.
Ma le specialità di Rose erano le complesse architetture destinate a sormontare le già alte pettinature femminili. «Chiamo questo tipo di acconciatura un pouf per la confusione di oggetti che può ospitare, e la chiamo “al sentimento” perché gli oggetti devono rappresentare quello che si ama di più».
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